Il castello di Clos-Lucé
E’ chiamato castello ma in realtà è un maniero, offerto da Francesco I a Leonardo da Vinci al suo ritorno d’Italia. Qui vissero Luisa di Savoia, reggente di Francia, l’irruente duca di Angoulême, futuro Franceco I e Margherita di Navarra, sua sorella, letterata e autrice dell’Eptameron.
Fù l’ultima dimora del grande uomo, la sua modestia stupisce e piace vicino al fastoso castello di Amboise : non siamo distratti dalla ricchezza e la dismisura, solo ci affascina la dismisura del suo genio !
Entriamo nella sua intimità : Il percorso che ci porta dalla camera alla cucina attraversando il salone rinascimentale è costellato di pensieri e lo scopriamo umile e lucido davanti alle cose della vita :
«Non si dimanda richezza quella che si può perdere.
La virtù è vero nostro bene ed è vero premio del suo possessore”
La sua ombra discreta è al di sopra di noi: tante cose sono state dette, che le parole sono inutili, bisogna guardare e lasciarsi sommergere dall’ammirazione e l’emozione !
Dalla finestra della sua camera dal letto rinascimentale a baldacchino, Leonardo poteva contemplare il castello del re.
«O dormiente. O che cosa è il sonno ? Il sonno ha similitude con la morte.
O perchè non fai adunque tale opra, che dopo la morte tu abbi similitudine di perfetto vivo, che vivendo farsi col sonno simile ai tristi morti.
Nel gabinetto di lavoro, Leonardo elaborò i progetti di un castello modello per Francesco I,
con un sistema di comunicazione simile al telefono, una via d’acqua, un imbarcadero e porte che chiudevano da sole. Ideò il castello di Romorantin, e padiglioni smontabili per gli spostamenti della corte, tracciò gli schemi per il prosciugamento della Sologna.
Prima di arrivare alle sale settecentesche, incontriamo l’oratorio di Anna di Bretagna. Lontana dai rumori della corte di Amboise «veniva a piangere le lacrime più strazianti che una donna potesse versar»: aveva perso i figli in tenera età. Una stupenda volta romanica a nervatura dipinta di azzurro e costellata di stelle fa pensare alla festa che Leonardo organizzò per ringraziare il re dei suoi favori «La corte era ricoperta di drappi color celesto, dipoi v’erano i principali pianeti, il sole da un lato e la luna dal lato opposto… » racconta Galeazzo Visconti ambasciatore di Venezia.
Altro luogo caloroso e semplice : la cucina. Era il regno di Mathurine, cuoca di Leonardo che era vegetariano. L’artista veniva a riscaldarsi davanti all’alto camino di pietra.
Quanti segreti ha sentito « la caquetoire » appoggiata al muro !
Al sottosuolo abbiamo appuntamento con Leonardo ingegnere. Quattro sale svelano quaranta macchine : ha tutto esplorato, tutto immaginato in campi così diversi come la meccanica, l’ottica, l’ idraulica, il genio civile e militare : il primo carro armato, la prima macchina, la barca a pale, la macchina volante ecc…
Fuori, dopo un percorso culturale, un padiglione ci parla di Leonardo botanista. Tutto quello che ha inventato e dipinto deriva da una profonda osservazione della natura e scopriamo un lato poco esplorato del suo genio : la botanica.
Ormai bisogna guardare i dipinti di Leonardo diversamente : ogni pianta, ogni albero, ogni fiore, è stato l’oggetto di uno studio approfondito e i personaggi non potrebbero esistere senza quest’astuccio naturale.
I paesaggi immaginari che scorgiamo nei dipinti sono ricordi di passeggiate nelle Alpi o nel cuore delle montagne lombarde.
«Il pittore che disegna colla pratica e’l giudizio dell’occhio, senza ricorrere alla ragione, è a similitudine dello specchio, il quale riflette tutti gli obietti che gli stanno dinanzi sanza avere d’essi cognizione».
A.M. Trinh
|
|